Anni fa, Roberto, figlio di una mia paziente, mi donò “Le settacinque poesie” di Constantinos Kavafis.
Una poesia, in particolare, mi colpi’ e oggi, più che mai, simboleggia, il mio percorso di cammino interiore; si intitola “Itaca”. Ne riporto un breve passo:
“Quando ti metterai in cammino per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo, guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno, incapperai se non li porti dentro, se l’anima non te li mette contro”.
Nell’immaginario collettivo, la capacita’ di autodirigersi e quindi, la condizione esistenziale di essere responsabili delle proprie decisioni, è raffigurata dal mito di Ulisse.
Durante il suo viaggio Ulisse, nei dieci anni di pellegrinare, incontra e ama creature bellissime ma che deve sempre abbandonare per seguire il suo destino, che è come un richiamo inconscio; però, troncare gli affetti, vuol dire, voltare le spalle al mondo che abbiamo costruito, che è terribile, perchè non abbiamo nessun’altra giustificazione all’infuori della fedeltà a noi stessi. Ma, questa modalità di agire, equivale a un tradimento. Ciò che Ulisse tradisce è il pensiero comune ovvero le aspettative della gente. La colpa peggiore per il paziente/coachee, Ulisse, sarebbe quella di non fare la cosa giusta.
Dal momento in cui nasciamo, noi veniamo eterodiretti, dapprima dai progetti dei nostri genitori, poi da quelli dell’ambiente in cui viviamo. Soltanto, quando operiamo delle scelte personali, diventiamo autodiretti e le cose iniziano a cambiare, perché, noi, iniziamo a cambiare. La nostra capacità di trasformarci, consiste soprattutto nell’ascoltare la voce dell’inconscio, che custodisce l’irriducibile desiderio della realizzazione individuale. L’individuo è afflitto da un conflitto interiore, di fronte al quale, esso si ritira dal mondo, richiudendosi alla vita e agli altri. La guarigione psicologica, avviene attraverso, una presa di coscienza della situazione, che serve a fare uscire la psiche dal suo torpore per arricchire la vita da un senso di cambiamento e di avventura. Perciò, tutti noi, siamo come Ulisse e cerchiamo una nuova visione interiore, che sia più ampia, capace di interpretare e di fornire di nuovi significati, il mondo relazionale in cui siamo immersi. Ciò avviene, quando superiamo gli attaccamenti dell’io, quando, cercando di ampliare ciò che crediamo di essere, andiamo oltre quel personaggio statico, nel quale ci siamo identificati.
Il cammino personale dell’apprendimento è il modo di dire a noi stessi, che ci sono molte cose che possiamo fare per migliorarci. L’orientamento al problema è un cambio di prospettiva, dal teorico al pratico, dal possibile all’attuale, fino al momento di silenzio interiore in cui si mettono insieme i pezzi, si analizzano gli errori e si celebrano le piccole vittorie. Un viaggio, in cui si inizia a comprendere noi stessi, il nostro percorso, il mondo intorno a noi, grazie alla motivazione interna che è la fiamma che nessuno può spegnere, la voce interiore che dice: “Posso essere migliore”.
Ogni passo è una evoluzione e il vero premio è una nuova consapevolezza di noi stessi, come insegna Lorenzo Manfredini. Lavorare in profondità, sulle credenze limitanti che ci frenano, come quelle di non essere abbastanza bravi o che il successo è per gli altri. Il viaggio dalla dipendenza esterna alla scoperta di un fuoco interiore che arde per pura passione di crescere ed esplorare.
Mi è stato utile, rendere l’apprendimento un gioco, in cui sperimentare è stata scoperta e ogni passo fatto, una opportunità. Riporto un esempio pratico che ho utilizzato per lavorare in profondità sulle mie credenze, alla caccia di quelle, cosiddette “fantasma” che mi bloccavano. Secondo Manfredini è terapeutico scrivere un diario, mettendosi comodi e ponendo in comunicazione le varie parti di noi, in modo da tessere la trama della nostra storia e programmare il nostro cervello per un nuovo inizio, è un primo passo per riscrivere le credenze e trasformarle. Tappa successiva è mettere alla prova le nuove credenze: non basta dire ma bisogna fare: “mi iscrivo a quel corso che ho sempre evitato”, mettendo alla prova me stesso; lo scrivo nel mio diario: “come mi vedo, cosa potrei migliorare”, chiedendo feedback al coach o a un amico. Trovare alleati è come avere una squadra alle spalle mentre si affronta un nemico. Vi sono poi, gli strumenti extra per il viaggio come ad esempio, la terapia cognitivo comportamentale che può rappresentare una mappa quando ci sentiamo persi; la mindfulness che ci insegna a stare “nel qui e ora” senza lasciarci trasportare dai pensieri negativi. Questo viaggio è una scalata ed ogni metro conquistato è come una vittoria, ogni nuovo panorama è una rivelazione.
Alcuni compagni di viaggio sono forme di terapia, di counseling, di coaching che ci aiutano a riconoscere e smantellare le trappole mentali. E’ come avere un alleato saggio ed esperto che ci mostra come trasformare la pesantezza dei pensieri negativi in positività; inoltre la meditazione e la mindfulness ci ancorano al presente, permettendoci di essere centrati, calmi e di non subire la tempesta attorno a noi.
Battaglia dopo battaglia il cambiamento diventa un viaggio che porta alla scoperta della vera essenza personale, libera da quelle catene che inizialmente pensavamo fossero parti di noi.
Questa è la sfida che accetta Ulisse e che dobbiamo accettare noi se vogliamo superare noi stessi e andare oltre, altrove (come direbbe Nietzsche). Ulisse naviga per andare altrove e il coachee va oltre sé stesso, supera sé stesso, parlando e raccontandosi in un modo rinnovato.
Una poesia, in particolare, mi colpi’ e oggi, più che mai, simboleggia, il mio percorso di cammino interiore; si intitola “Itaca”. Ne riporto un breve passo:
“Quando ti metterai in cammino per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo, guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno, incapperai se non li porti dentro, se l’anima non te li mette contro”.
Nell’immaginario collettivo, la capacita’ di autodirigersi e quindi, la condizione esistenziale di essere responsabili delle proprie decisioni, è raffigurata dal mito di Ulisse.
Durante il suo viaggio Ulisse, nei dieci anni di pellegrinare, incontra e ama creature bellissime ma che deve sempre abbandonare per seguire il suo destino, che è come un richiamo inconscio; però, troncare gli affetti, vuol dire, voltare le spalle al mondo che abbiamo costruito, che è terribile, perchè non abbiamo nessun’altra giustificazione all’infuori della fedeltà a noi stessi. Ma, questa modalità di agire, equivale a un tradimento. Ciò che Ulisse tradisce è il pensiero comune ovvero le aspettative della gente. La colpa peggiore per il paziente/coachee, Ulisse, sarebbe quella di non fare la cosa giusta.
Dal momento in cui nasciamo, noi veniamo eterodiretti, dapprima dai progetti dei nostri genitori, poi da quelli dell’ambiente in cui viviamo. Soltanto, quando operiamo delle scelte personali, diventiamo autodiretti e le cose iniziano a cambiare, perché, noi, iniziamo a cambiare. La nostra capacità di trasformarci, consiste soprattutto nell’ascoltare la voce dell’inconscio, che custodisce l’irriducibile desiderio della realizzazione individuale. L’individuo è afflitto da un conflitto interiore, di fronte al quale, esso si ritira dal mondo, richiudendosi alla vita e agli altri. La guarigione psicologica, avviene attraverso, una presa di coscienza della situazione, che serve a fare uscire la psiche dal suo torpore per arricchire la vita da un senso di cambiamento e di avventura. Perciò, tutti noi, siamo come Ulisse e cerchiamo una nuova visione interiore, che sia più ampia, capace di interpretare e di fornire di nuovi significati, il mondo relazionale in cui siamo immersi. Ciò avviene, quando superiamo gli attaccamenti dell’io, quando, cercando di ampliare ciò che crediamo di essere, andiamo oltre quel personaggio statico, nel quale ci siamo identificati.
Il cammino personale dell’apprendimento è il modo di dire a noi stessi, che ci sono molte cose che possiamo fare per migliorarci. L’orientamento al problema è un cambio di prospettiva, dal teorico al pratico, dal possibile all’attuale, fino al momento di silenzio interiore in cui si mettono insieme i pezzi, si analizzano gli errori e si celebrano le piccole vittorie. Un viaggio, in cui si inizia a comprendere noi stessi, il nostro percorso, il mondo intorno a noi, grazie alla motivazione interna che è la fiamma che nessuno può spegnere, la voce interiore che dice: “Posso essere migliore”.
Ogni passo è una evoluzione e il vero premio è una nuova consapevolezza di noi stessi, come insegna Lorenzo Manfredini. Lavorare in profondità, sulle credenze limitanti che ci frenano, come quelle di non essere abbastanza bravi o che il successo è per gli altri. Il viaggio dalla dipendenza esterna alla scoperta di un fuoco interiore che arde per pura passione di crescere ed esplorare.
Mi è stato utile, rendere l’apprendimento un gioco, in cui sperimentare è stata scoperta e ogni passo fatto, una opportunità. Riporto un esempio pratico che ho utilizzato per lavorare in profondità sulle mie credenze, alla caccia di quelle, cosiddette “fantasma” che mi bloccavano. Secondo Manfredini è terapeutico scrivere un diario, mettendosi comodi e ponendo in comunicazione le varie parti di noi, in modo da tessere la trama della nostra storia e programmare il nostro cervello per un nuovo inizio, è un primo passo per riscrivere le credenze e trasformarle. Tappa successiva è mettere alla prova le nuove credenze: non basta dire ma bisogna fare: “mi iscrivo a quel corso che ho sempre evitato”, mettendo alla prova me stesso; lo scrivo nel mio diario: “come mi vedo, cosa potrei migliorare”, chiedendo feedback al coach o a un amico. Trovare alleati è come avere una squadra alle spalle mentre si affronta un nemico. Vi sono poi, gli strumenti extra per il viaggio come ad esempio, la terapia cognitivo comportamentale che può rappresentare una mappa quando ci sentiamo persi; la mindfulness che ci insegna a stare “nel qui e ora” senza lasciarci trasportare dai pensieri negativi. Questo viaggio è una scalata ed ogni metro conquistato è come una vittoria, ogni nuovo panorama è una rivelazione.
Alcuni compagni di viaggio sono forme di terapia, di counseling, di coaching che ci aiutano a riconoscere e smantellare le trappole mentali. E’ come avere un alleato saggio ed esperto che ci mostra come trasformare la pesantezza dei pensieri negativi in positività; inoltre la meditazione e la mindfulness ci ancorano al presente, permettendoci di essere centrati, calmi e di non subire la tempesta attorno a noi.
Battaglia dopo battaglia il cambiamento diventa un viaggio che porta alla scoperta della vera essenza personale, libera da quelle catene che inizialmente pensavamo fossero parti di noi.
Questa è la sfida che accetta Ulisse e che dobbiamo accettare noi se vogliamo superare noi stessi e andare oltre, altrove (come direbbe Nietzsche). Ulisse naviga per andare altrove e il coachee va oltre sé stesso, supera sé stesso, parlando e raccontandosi in un modo rinnovato.