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'Il coraggio' di Paolo Peschiera

17/11/2017

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Parola inflazionata in questo ultimo periodo. Bisogna avere coraggio.
 
Come se nessuno di noi lo avesse. Certo, vi sarà pure qualche percentuale di popolazione con assoluta mancanza di coraggio ma credo che nella maggior parte dei casi e, ognuno per il proprio spazio, il coraggio non manchi.
 
Forse poco consapevole, forse ancora legato a schemi personali o imposti da altri, forse non propriamente libero di essere espresso secondo il proprio sentire, forse non correttamente incanalato e programmato dove necessario, forse ancora da trovare definitivamente.
Ma sicuramente è un qualcosa latente ed urlante presente in ognuno di noi.
 
E allora oggi partiamo col parlare del coraggio del ritmo, del coraggio di variare il ritmo della velocità nella quale stiamo nuotando tutti i giorni. Una specie di sabbia mobile dove più ci agitiamo e corriamo e più pensiamo di poterne uscire o non rimanerne soffocati.
 
Siamo sollecitati costantemente da messaggi rapidi e da immagini di velocità.
La velocità è tutto. Essere sempre i primi. Un passo avanti. Correndo sempre e superando gli altri.
Nessun ostacolo, nessun suono, nessun profumo, nessun paesaggio, nessuna sensazione…
Non c’è tempo, dobbiamo essere veloci.. Non abbiamo spazio per alcuna distrazione… Nessuna parola, nessuna condivisione, nessun abbraccio, nulla che può rallentare la nostra corsa…
 
Mentre scrivo mi accorgo che tale prospettiva è desolante. Sono appesantito. Il respiro è affannato. Sento freddo, sento solitudine.
Non mi piace questa sensazione, il pensiero si fa grigio. L’obiettivo sfuocato.
Rifletto su chi sono e su cosa realmente voglio. Perlomeno cosa voglio sentire fisicamente.
 
Ricalcolo e penso che al traguardo finale posso arrivarci anche rallentando e guardandomi attorno.
Rispondendo ad un sorriso che ora vedo venirmi proposto, fermandomi il tempo necessario per un abbraccio che mi riempie, guardando negli occhi chi vorrebbe essere con me e con il mio coraggio di partire a razzo ma anche di rallentare, cercando di trasmettere la mia sana paura del viaggio mista ad una completa fiducia per il cammino intrapreso. E invitando con lo sguardo ad unirsi a me e al mio rinnovato respiro…
 
Coraggio di variare il ritmo, coraggio di scegliere il proprio ritmo e non quello imposto da altri. Coraggio nel trasformarsi, imparare e crescere per far si che il proprio ritmo non collimi totalmente con il ritmo esterno cosi da non creare frizioni ma solo velocità diverse. Velocità che almeno o anche solo per una volta possono combaciare e viaggiare all’unisono allineandosi al desiderato.
 
Coraggio di scegliere, di non allinearsi con rintocchi esterni ma vivere con ritmi differenti ricreando quel microcosmo personale dove spazi nuovi, incontri nuovi, nuove conoscenze possono garantire un battito più comprensibile per il proprio voler essere.
 
Rallentare mi permette di ascoltare, di far pulizia, di concentrami su uno o quell’altro suono, di osservare e mantenere più a lungo.
E accelerare cosi diventa una scelta più consapevole e non soltanto un dovere una modalità automatica in cui ci si trova imbrigliati e scelta per noi.
 
I risultati arriveranno e saranno ben più definiti visto il tempo dedicato alla loro programmazione e non solo cercati attraverso il “fare a tutti i costi”.
 
Variare il ritmo richiede coraggio. Potremmo lasciarsi alle spalle o farci superare da una versione obsoleta di noi stessi o da chi non comprende la nostra variazione.
Non lasciandosi o non lasciandoci il tempo di capire/mostrare la validità di tale impulso.
 
Prepariamoci quindi a fare dei cambiamenti su di noi e sui rapporti con gli altri ogni qualvolta decidiamo di avere coraggio nel cambiare il nostro orologio interno, il nostro ritmo, consapevoli che trasformeremo l’adesso in un nuovo momento, in una nuova sensazione, con rinnovata fiducia, curiosità e appunto… coraggio.

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