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'Il ben essere dell'anima' di Francesca Saracini

21/2/2016

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Basificare l’organismo, depurarlo dall’eccesso di acidità è attività salutare per il corpo così come lo è l’ossigenazione.
E’ormai fatto noto che le cellule tumorali si sviluppino in terreni acidi ed in difetto di ossigeno, per il che una alimentazione basica ed il contatto con l’aria aperta contrastano la loro crescita.
Al di là delle esasperazioni di alcuni atteggiamenti modaioli dei quali letteratura, media e web sono pieni, non v’è dubbio che alcune regole, spesso anche molto semplici, per impostare un vivere sano sono oggi a disposizione di tutti.
Parliamo ovviamente del nostro corpo, il primo ed ultimo amico, quell’amico che abbiamo il dovere di amare e rispettare soltanto per il fatto che condivideremo tutta la nostra esistenza – sia essa lunga o breve – in sua compagnia.
In un’ottica più profonda è lecito, peraltro, chiedersi se un tale meccanismo sia applicabile anche alla nostra anima?
Quale livello di acidità essa è in grado di tollerare senza ammalarsi?
Ed ancora: esistono delle parti nell’anima che, non essendo sufficientemente  “basiche”, potrebbero risultare sprovviste degli strumenti per difendersi avverso gli attacchi esterni, tanto da ammalarsi gravemente rischiando di soccombere?
Se così fosse, potremmo davvero scegliere di intervenire da subito, con una azione dolce ma decisa, fatta di passi piccoli ma costanti.
“Basificare “  ( ossigenare ?) l’ anima può diventare un affascinante compito all’interno di un cammino di crescita personale.
Intrigante, quindi, individuare le modalità operative utili a rendere la nostra anima meno aggredibile dagli attacchi esterni  e, senza partire dai “ massimi sistemi “ , credo sia buona regola iniziare a pensare al nostro quotidiano.
Tutti noi siamo abituati a vivere nella dimensione della paura del giudizio prossimo e, contemporaneamente, in quella del potere di controllo che desidereremmo – anche inconsapevolmente -  poter esercitare su di esso.
Ci professiamo “ esseri liberi, “ ma questa modalità egoica, che normalmente non avvertiamo, tanto è diventata parte integrante del nostro tessuto organico, ci incatena sempre più soffocandoci.
Il giudizio degli altri ci condiziona al punto da farci perdere la lucidità: non siamo certamente lucidi quando pensiamo di poter tenere tutto sotto controllo, anzitutto noi stessi nonché tutto quanto ci circonda. 
Le frustrazioni che ne derivano attaccano l’anima, che se non è sufficientemente “ basica “, può non reggere l’attacco.
Se vogliamo andare avanti, prendiamo consapevolezza che stiamo vivendo in una dimensione egoica che, pur creandoci del disagio, rappresenta, comunque, la nostra certezza.
Se desideriamo crescere iniziamo a pensare che il fatto che questa sia ora la nostra condizione non significa lo debba essere per sempre.
Se vogliamo davvero andare oltre, possiamo decidere di cambiare rotta, dandoci il permesso di uscire dalla dimensione dell’” ego “, per entrare in quella dell’anima dove il giudizio, il dovere ed il potere vanno progressivamente a sfumare, perdendo di senso.
Osho, mistico contemporaneo tanto amato quanto detestato, ci dice che la nascita e la vita dell’amore si possono realizzare soltanto con la morte dell’io.
Non importa, tuttavia, essere dei mistici per decidere che sospendere il giudizio e riuscire a lasciar andare la sete di potere, ci consentirà di stare nell’anima per vivere una vita libera il cui vettore primario sarà l’amore.
La prevenzione del male dell’anima, pertanto,  avrà come punto di partenza la consapevolezza della dimensione abituale, la sua interiorizzazione, quindi il desiderio di liberarsene.
Per “ basificare “ l’anima, renderla sana come un guerriero difficilmente battibile, sarà sufficiente, quindi, entrarci e, per quanto possibile, rimanerci. 

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