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'Giuseppe: il coraggio di aspettare un abbraccio e il sorriso ritrovato' di Giusy Galipo'

3/7/2025

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​Le case di riposo sono spesso percepite come luoghi tristi, quasi fossero “lager” dove gli anziani vivono nell’isolamento e nella sofferenza. Questo pregiudizio nasce da esperienze negative che finiscono per oscurare il vero significato di un luogo dedicato alla cura. La verità è che dietro una casa protetta c’è molto di più: c’è l’idea di creare un ambiente dove le persone più fragili possano ritrovare il sorriso, la serenità e, soprattutto, la dignità. Non si tratta solo di fornire assistenza, ma di accompagnare ciascuno nel suo percorso di vita, con il rispetto e la cura che ogni persona merita. Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Giuseppe, uno degli ospiti che vive con noi da tanti anni e che ci insegna ogni giorno il valore della dignità anche nelle situazioni più difficili.
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La storia di Giuseppe: Giuseppe è con noi dal 2007. La sua vita è cambiata all’improvviso quando, ancora relativamente giovane, è stato colpito da sclerosi multipla. La malattia ha compromesso la sua autonomia, e vivere a casa con la madre anziana è diventato impossibile. Così sono arrivati insieme nella nostra struttura, cercando un luogo sicuro dove affrontare la malattia senza perdere se stessi. Con il passare del tempo, la situazione è cambiata. La madre di Giuseppe è venuta a mancare, e da allora la nostra casa protetta è diventata la sua unica famiglia. La malattia, però, non ha smesso di avanzare, portandolo a perdere gradualmente ogni gesto quotidiano: mangiare, lavarsi, persino parlare. Spesso, nel tentativo di comunicare, rischia di soffocare, e ogni giorno è una lotta per mantenere la dignità nonostante le difficoltà.
 
Un momento di gioia: la festa in casa protetta: Nonostante tutto, ci sono anche momenti in cui Giuseppe ritrova un po’ di quella leggerezza che la malattia gli ha portato via. Uno di questi è quando organizziamo feste e momenti di socialità per gli ospiti. Di recente abbiamo organizzato una festa con musica e balli. Molti anziani si sono alzati, hanno danzato insieme, sorridendo e godendo di un momento di allegria. E Giuseppe? Era lì, come sempre, a guardare dalla sua sedia, con lo sguardo luminoso e un’espressione che parlava da sola: quell’armonia spezzava la routine della sua malattia, lo faceva sentire parte di qualcosa di vivo, vero, pieno di energia positiva. Vederlo così ci ha fatto capire quanto sia importante creare momenti di spensieratezza, perché non sono solo una pausa dalla routine, ma una vera e propria cura per l’anima.

Conclusione: La dignità non è garantita solo da una buona assistenza sanitaria, ma dalla capacità di essere vicini e di far sentire le persone parte di una famiglia. Giuseppe ci insegna ogni giorno che vivere con dignità non significa solo essere accuditi, ma essere riconosciuti come persone.
Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo fare in modo che il presente sia meno duro. Ogni giorno cerchiamo di far sentire Giuseppe vivo e importante, anche quando le sue giornate sono fatte di attese e silenzi. Perché nessuno dovrebbe mai sentirsi abbandonato, soprattutto quando la vita è già così complicata.
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