Anche questo 75esimo Festival di Sanremo si è concluso con i celebrati trionfi e le consuete delusioni.
Ma oggi non sono qui a redigere recensioni, piuttosto a scrivere di quel giovane concorrente che mi ha particolarmente colpita per il suo testo, per la sua semplicità e per quel presentarsi umile senza grosse pretese. È lui, il trentunenne Lucio Corsi che con la sua “Volevo essere un duro” tra pianoforte e chitarra elettrica, si è classificato secondo sul palco dell’Ariston vincendo anche il Premio della Critica “Mia Martini”.
La canzone che ha interpretato parla di “quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo. Parla del fatto che sia normale diventare altro rispetto a ciò che si sognava”, come racconta lui stesso nella sua pagina social.
“Non sono nato con la faccia da duro
Ho anche paura del buio”
Come siamo abili ad indossare maschere nel tentativo d’essere accettati in una società basata sull’apparire, in un’escalation logorante di molteplici competizioni; dietro a questo camuffamento ci sta un volto, un’identità celata, che chiede solo di sentirsi al sicuro recitando teatralmente ciò che vorremmo apparire senza fare i conti però, con l’incoerenza di ciò che si è realmente. Mascherare, sì… quella paura di non riuscire a sussistere in una relazione o risultare inadatti al contesto inserito: sicuramente, disfunzionale quando si trasforma in un’identificazione abitudinaria.
“Quanto è duro il mondo
Per quelli normali
Che hanno poco amore intorno
O troppo sole negli occhiali”
Ma come ci ricordava lo psichiatra C.G. Jung, ogni maschera indossata rappresenta una parte di noi, uno strumento per esprimerci meglio soprattutto, in quei ruoli in cui abbiamo bisogno di un “aiutino” per prendere coraggio e svolgere le nostre funzioni sociali.
La parola “maschera” in latino, coincideva con la parola “personae”, ovvero “persona/essere umano”. Efficace dunque, se consapevolmente utilizzata nel momentaneo bisogno, tornando poi in contatto con la nostra vera identità e dunque, in armoniosa rientranza nel proprio ruolo.
“Perché in fondo è inutile fuggire
Dalle tue paure
Vivere la vita è un gioco da ragazzi”
E tu, Lucio, sei salito sul palco con quell’abito eccentrico e con quel viso truccato di bianco, proprio come indossare quella maschera di artista e cantautore che sei, ma dietro le quinte della vita sai tornare nella tua semplicità, nonché l’essere libero di esprimerti e d’indossare la tua autentica veste di Lucio. Ed è questo il messaggio che ci porti tra le rime cantate!
E nell’ultima strofa:
“Io volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Non sono altro che Lucio
Non sono altro che Lucio”
Ma io oserei dire “non sei altro che luce”, una piccola stella che con questa tua poetica melodia c’incoraggi a mostrare, come se fosse “un gioco da ragazzi”, le nostre fragilità, la nostra unicità in un periodo così buio.
Poniamo le maschere e rendiamoci liberi, liberi di essere e di esprimere noi stessi.
Grazie Lucio!
Volevo essere un duro - Lucio Corsi
https://www.raiplay.it/video/2025/02/Sanremo-2025-serata-finale-Lucio-Corsi-canta-Volevo-essere-un-duro-167350f3-6bad-4bb7-b4c0-3e198753b2db.html
Ma oggi non sono qui a redigere recensioni, piuttosto a scrivere di quel giovane concorrente che mi ha particolarmente colpita per il suo testo, per la sua semplicità e per quel presentarsi umile senza grosse pretese. È lui, il trentunenne Lucio Corsi che con la sua “Volevo essere un duro” tra pianoforte e chitarra elettrica, si è classificato secondo sul palco dell’Ariston vincendo anche il Premio della Critica “Mia Martini”.
La canzone che ha interpretato parla di “quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo. Parla del fatto che sia normale diventare altro rispetto a ciò che si sognava”, come racconta lui stesso nella sua pagina social.
“Non sono nato con la faccia da duro
Ho anche paura del buio”
Come siamo abili ad indossare maschere nel tentativo d’essere accettati in una società basata sull’apparire, in un’escalation logorante di molteplici competizioni; dietro a questo camuffamento ci sta un volto, un’identità celata, che chiede solo di sentirsi al sicuro recitando teatralmente ciò che vorremmo apparire senza fare i conti però, con l’incoerenza di ciò che si è realmente. Mascherare, sì… quella paura di non riuscire a sussistere in una relazione o risultare inadatti al contesto inserito: sicuramente, disfunzionale quando si trasforma in un’identificazione abitudinaria.
“Quanto è duro il mondo
Per quelli normali
Che hanno poco amore intorno
O troppo sole negli occhiali”
Ma come ci ricordava lo psichiatra C.G. Jung, ogni maschera indossata rappresenta una parte di noi, uno strumento per esprimerci meglio soprattutto, in quei ruoli in cui abbiamo bisogno di un “aiutino” per prendere coraggio e svolgere le nostre funzioni sociali.
La parola “maschera” in latino, coincideva con la parola “personae”, ovvero “persona/essere umano”. Efficace dunque, se consapevolmente utilizzata nel momentaneo bisogno, tornando poi in contatto con la nostra vera identità e dunque, in armoniosa rientranza nel proprio ruolo.
“Perché in fondo è inutile fuggire
Dalle tue paure
Vivere la vita è un gioco da ragazzi”
E tu, Lucio, sei salito sul palco con quell’abito eccentrico e con quel viso truccato di bianco, proprio come indossare quella maschera di artista e cantautore che sei, ma dietro le quinte della vita sai tornare nella tua semplicità, nonché l’essere libero di esprimerti e d’indossare la tua autentica veste di Lucio. Ed è questo il messaggio che ci porti tra le rime cantate!
E nell’ultima strofa:
“Io volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Non sono altro che Lucio
Non sono altro che Lucio”
Ma io oserei dire “non sei altro che luce”, una piccola stella che con questa tua poetica melodia c’incoraggi a mostrare, come se fosse “un gioco da ragazzi”, le nostre fragilità, la nostra unicità in un periodo così buio.
Poniamo le maschere e rendiamoci liberi, liberi di essere e di esprimere noi stessi.
Grazie Lucio!
Volevo essere un duro - Lucio Corsi
https://www.raiplay.it/video/2025/02/Sanremo-2025-serata-finale-Lucio-Corsi-canta-Volevo-essere-un-duro-167350f3-6bad-4bb7-b4c0-3e198753b2db.html