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'Da psicologo, cosa penso del Coaching e del Counseling' di Lorenzo Manfredini

21/11/2015

 
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Quando penso al coaching o al counseling e al tipo di attività che propongono, penso al colloquio tra due o più persone, penso ad un rapporto umano e alle domande vitali dell’esistenza (maieutica). Penso alla identificazione di un vissuto (problem setting) e alla soluzione di problemi (problem solving).
Penso ad un continuum di esperienze e conoscenze, formazione e cambiamento, come naturale processo del vivere quotidiano.

Penso al bisogno di fare il punto sulla propria carriera, progettualità, futuri possibili, bilanci personali, passi da compiere.

Penso alla crescita e alla maturazione di processi personali positivi favoriti dall’esperienza dell’incontro. Penso alla leadership, alle risorse, alle capacità e alle competenze da migliorare in diversi ambiti e ruoli della vita.

Penso agli strumenti della comunicazione, del linguaggio verbale e corporeo.  Al come si tiene una riunione e al come si tiene la scena nel lavoro, piuttosto che in una relazione d’amore. Di come trasmettere le emozioni con il corpo e le parole appropriate.

Nel teatro della vita, penso a come riuscire ad allenare la mente e a rilassare il corpo. A creare stati di attenzione positivi per avere coscienza del proprio valore e di cosa emerge mentre ci si interroga con domande filosofiche. Penso a come potenziare l’ascolto, l’espressione  delle emozioni e della comunicazione non verbale.

Penso ad un’intelligenza da sviluppare nei suoi molteplici aspetti per riuscire ad esprimere le proprie migliori energie. Penso ai fattori umani che arricchiscono le relazioni.

Cosa c’entri tutto questo con il 'disagio psichico' e il dibattito sulla recente sentenza del TAR del Lazio (relativo alla legittimità dell'appartenenza di talune associazioni di categoria alla legge 4/2013 negli elenchi delle professioni non regolamentate - e di conseguenza alla legittimazione della professione di counselor), per me è un mistero.

Penso che gli psicologi abbiano un campo di intervento molto ampio e che possano arricchirsi di ogni contributo proveniente da una società che pone tante domande e insegue risposte puntuali, pronte ed efficaci. In quanto psicologo, credo che dobbiamo farlo sempre meglio. Capire in profondità, con gli strumenti delle scienze psicologiche, come intervenire su persone e gruppi. Quella è la nostra forza: la cultura, la ricerca, la profondità di indagine, gli strumenti di intervento appropriati.

Non dobbiamo temere chi agisce con minore qualità sul disagio psichico, perchè il counselor non cerca di farlo. Non ne è capace, non ne ha gli strumenti. Non gli interessa. Quello che gli sta a cuore è aiutare qualcuno, attraverso un ascolto attento delle sue istanze, ad esprimere le proprie domande inquiete, riconoscere le priorità, estrarre strategie positive e risposte proprie. Punto.

Penso che la psicologia abbia arricchito ogni ambito della nostra vita. E' bene che continui a farlo, non identificando dei nemici, che tali non sono, ma rafforzando le spinte identitarie e gli equilibri economici dei propri associati, attraverso le idee e un confronto con le rivoluzioni culturali in atto.

Oggi, la scuola, il mondo del lavoro e la società tutta, chiedono un nuovo approccio ai problemi e un nuovo modo di comunicare personale e professionale, con nuove linee di azione. Chiedono ad ogni soggetto di essere protagonista della propria evoluzione e delle traiettorie del proprio cambiamento.

Invitano l'individuo ad una nuova regia di se stesso e gli chiedono di essere pronto, di cercare gli strumenti e di essere all’ordine. Non gli dicono: ‘se hai problemi, curati!'. Gli dicono: ‘se hai problemi, attrezzati, impara, apprendi!’.

In questo solco, tra rivoluzione sociale e impegno umano, secondo me, si muovono le nuove professioni con il loro contributo di idee, capacità e professionalità: rappresentano un patrimonio culturale prezioso.


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