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Coaching: 'Il flusso interrotto nella relazione non verbale' di Anna Urbani

27/6/2014

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La comunicazione non verbale è meno facile da controllare, è più primitiva, diretta e profonda. E anche sincera.

Se non esiste comunicazione verbale senza quella non verbale il contrario invece sì, la comunicazione non verbale può avvenire senza proferire verbo. Un silenzio o un’assenza possono essere carichi di significati.

Mimica facciale, gestualità, postura, sguardo, distanza interpersonale, contatto visivo e contatto fisico sono tutti linguaggi non verbali. Si può “parlare” infatti anche attraverso un contatto fisico.

Che può rafforzare una comunicazione verbale (appoggio la mano sul braccio del mio interlocutore per far sentire maggiormente la mia vicinanza) oppure può avvenire nel silenzio più totale (attraverso alcune tecniche di rilassamento/massaggio).

Prendiamo il secondo esempio. Tra chi dà e chi riceve, in assenza di blocchi, si instaura un flusso di energia che prende il moto della marea. Va, viene e se ci si pone in una posizione di ascolto empatico lo si sente. Le mani diventano strumento di contatto, una sorta di spina che ti rende in grado di interrogare, ascoltare e rispondere.

L'interazione tra i sistemi energetici dell'uno e dell'altro elimina i confini del corpo e fa sì che tutto assuma una consistenza fluida.

Non ci sono più due individui ma un tutt'uno e non serve più esprimere verbo perché è l'energia stessa che guida, sfruttando la sincronia di respiro e battito del cuore di entrambi.

Attraverso questo legame intimo e solidale le tensioni si sciolgono.

E se il fluire di questa energia non si instaura o viene interrotto? Dipende da una mancanza di capacità di ascolto empatico di chi effettua il massaggio o l'incapacità di lasciarsi andare ed aprirsi di chi lo riceve?

Può capitare che rimanga un muro che divide, una lama che taglia ogni forma di contatto. E che quindi una persona non percepisca nulla e rimanga rigida e in imbarazzo.

Esattamente come nella comunicazione verbale perché il soggetto con il quale si vuole entrare in relazione si apra, occorre che chi in quel momento è la parte attiva abbia integrità e trasparenza, si ponga in uno stato di accettazione senza condizioni e comprensione.

Con la consapevolezza che ogni persona è diversa egli si deve spogliare del proprio vissuto, pensando al “qui e ora”, e si deve concentrare sull'altro.

Ma può non bastare.

Trattandosi di due persone la difficoltà può arrivare dall'uno ma anche dall'altro. O da entrambe. Tutto si gioca sulla qualità della relazione che si instaura. Fredda o distaccata o profonda e piena di calore. Nella nostra società il contatto fisico tra adulti non consanguinei crea sovente un irrigidimento, dipende quindi anche dall’educazione ricevuta.

Ma il bisogno emotivo del contatto ha origini ancestrali e per aprirsi non è necessario conoscersi da tempo.

Occorre perciò che anche il ricevente permetta l'instaurarsi di una relazione sincera, che sia disponibile e consapevole di sé. Deve essere sé stesso senza sentire la necessità di essere diverso. Deve essere presente e non distratto da pensieri.

Serve quindi una vera e propria relazione di scambio, dove la dimensione è fluida e ciascuno riceve qualcosa dall'altro. Solo in questo caso si può “parlare” senza parole.

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