
Apnea: secondo Wikipedia, è “l’assenza di respirazione esterna o una pausa della respirazione superiore ai 15 secondi”.
Avete provato a non respirare per 15 secondi? Si è come sospesi: il respiro smette di salire e scendere e di far muovere il corpo, si è in attesa di riprendere il fiato.
Cosa accade quando entriamo in una “apnea emozionale”? Spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma smettiamo di respirare in modo naturale, perché siamo in balìa di un’attesa, di una risposta, di una conferma, di qualcosa che ci tiene in uno stato di sospensione. Non è ovvio accorgersene, perché siamo presi dai nostri pensieri e dalle cosiddette “strette allo stomaco” oppure da altri sintomi fisici, somatizzati a livello della testa, della nuca, della pancia, degli arti. E’ come se ci mettessimo in posizione ON continua e … attendiamo. L’emozione chiama, chiede, vuole attenzione e la attende, come una docile innamorata che non teme il tempo.
Educarci all’ascolto di noi stessi significa anche percepire quando ci troviamo in uno stato di “apnea emozionale” ovvero di stand-by che altera il flusso libero e costante del respiro: è una forma di intelligenza emotiva che racconta molto di noi in quel momento preciso in cui agiamo uno stato di “pausa respiratoria”.
È importante per riprendere consapevolezza del ritmo respiratorio e non creare ristagni oppure stati di ansia generalizzata: accompagniamo per nostre emozioni a una loro presa di coscienza, scegliendo quale posto riservare, nessuna esclusa.
“…Tu chiamale se vuoi, emozioni”
(Lucio Battisti)
Avete provato a non respirare per 15 secondi? Si è come sospesi: il respiro smette di salire e scendere e di far muovere il corpo, si è in attesa di riprendere il fiato.
Cosa accade quando entriamo in una “apnea emozionale”? Spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma smettiamo di respirare in modo naturale, perché siamo in balìa di un’attesa, di una risposta, di una conferma, di qualcosa che ci tiene in uno stato di sospensione. Non è ovvio accorgersene, perché siamo presi dai nostri pensieri e dalle cosiddette “strette allo stomaco” oppure da altri sintomi fisici, somatizzati a livello della testa, della nuca, della pancia, degli arti. E’ come se ci mettessimo in posizione ON continua e … attendiamo. L’emozione chiama, chiede, vuole attenzione e la attende, come una docile innamorata che non teme il tempo.
Educarci all’ascolto di noi stessi significa anche percepire quando ci troviamo in uno stato di “apnea emozionale” ovvero di stand-by che altera il flusso libero e costante del respiro: è una forma di intelligenza emotiva che racconta molto di noi in quel momento preciso in cui agiamo uno stato di “pausa respiratoria”.
È importante per riprendere consapevolezza del ritmo respiratorio e non creare ristagni oppure stati di ansia generalizzata: accompagniamo per nostre emozioni a una loro presa di coscienza, scegliendo quale posto riservare, nessuna esclusa.
“…Tu chiamale se vuoi, emozioni”
(Lucio Battisti)