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'Di strumenti e di utilizzi' di Valentina Faccini

15/11/2018

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Come il coltello può essere usato per cucinare o per uccidere, ogni invenzione umana può avere utilizzi e conseguenze positive o negative.
Non è da meno il make up che viene utilizzato ormai da secoli ed ha origini nelle civiltà più antiche. Da consumatrice abituale e appassionata posso dare il mio punto di vista in materia. Similmente alla moda che attraverso il modo di vestire è espressivo della persona nel mostrare ad esempio il nostro umore in base ai colori che istintivamente scegliamo di indossare, o l'immagine mentale che abbiamo di noi stessi in base a ciò che valorizziamo o nascondiamo, il trucco è uno strumento che permette di reinventare lineamenti e colori, evidenziando, coprendo e modificando.

Ci sono due aspetti positivi in questo: il primo è la possibilità di esplorare se stessi, reinventarsi un po' ogni giorno o darsi nuove identità (come nel cinema, alle feste o nel mondo drag) .
Il secondo è la possibilità di camuffare dettagli che ci fanno sentire insicuri ed esaltare ciò che di bello abbiamo. L'impatto nella vita di tutti i giorni non é trascurabile. Io stessa ho potuto constatare le conseguenze su percezioni personali e altrui, comportamenti e rapporti sociali. Non è infatti una novità che essere esteticamente attraenti aiuti ad avere successo sociale e più influenza sulle persone.

Esiste però un altro lato della medaglia. Esiste il rischio che l'abitudine a coprire i difetti ci porti ad accettarli sempre meno e a sentirci a disagio nel mostrarci al naturale. Questo soprattutto perché chi crea la pubblicità, per vendere meglio i prodotti di cosmetica, propone sempre più immagini irreali ed inarrivabili a cui la popolazione si confronta in modo ingenuo e passivo, introiettando frustrazione e senso di inadeguatezza.

Le modelle vengono ritoccate in post-produzione e spesso si dimentica che una fotografia pubblicitaria non è equivalente ad una scattata con il cellulare bensì è studiata nei minimi dettagli: sfondo, colori, caratterizzazione vincente del personaggio che illustra il prodotto, pose, parole.

Niente di tutto ciò è naturale e ci sorprenderemmo a vedere la differenza della stessa modella in un contesto reale. Questo però non fa del trucco in sé uno strumento sbagliato. Ad esempio ci sono donne sopravvissute ad aggressioni con l'acido che grazie al trucco possono sentirsi più a proprio agio correggendo i lineamenti scomposti. È importante saper usare il maquillage in modo costruttivo, come mezzo di cura di sé ed esplorativo della propria personalità in modo da ricavarne un momento di crescita.

Spesso si associa al trucco un alone negativo legato al concetto di falsità, esibizionismo e oggettivazione sessuale della donna. Sicuramente questi aspetti si possono riscontrare in casi estremi ma occorre saper fare distinzioni.

Il make up è un arte, richiede pratica, precisione ed è ben riuscito quando sembra non esserci affatto. Un trucco fatto male può appesantire un volto giovane o finire per essere effettivamente una maschera, può essere simbolo del desiderio di mostrarsi più adulte o più giovani o disponibili. Ma spesso è più corrispondente alla volontà di essere curate, piacevoli, originali, giocose.

Avere un rapporto sano con gli strumenti che abbiamo a disposizione è una nostra responsabilità che dipende dal nostro senso critico. Così come sta a noi non basarci esclusivamente sull'apparenza per valutare la realtà.

​L'abito non fa il monaco anche se a volte può essere utile per capire chi abbiamo di fronte.
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