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'Come si sceglie una scuola di formazione?' di Lorenzo Manfredini

20/4/2016

1 Commento

 
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Si sceglie una scuola di coaching e/o di counseling per le applicazioni nel proprio campo di interesse (Life, Sports, Business, Salute), per il progetto formativo e per le competenze che si sviluppano, per un metodo che tiene conto della formazione teorico-esperienziale, per la qualità dei docenti, per la facilitazione dell’apprendimento, per i bisogni formativi degli allievi e per i titoli accreditati dalle associazioni di categoria.

Basta tutto questo? Sembra un buon inizio per sviluppare la parte più importante del progetto che è la crescita personale e il ‘saper essere’ di ogni allievo. E bastano un anno (coaching) o tre anni (counseling) per dirsi rifiniti e completi professionisti?

Quando cominciai la mia formazione in Dinamica Mentale, il mio referente mi disse: ci vorranno 2 anni. Dopo due anni, 20 assistenze ai corsi, centinaia di riunioni e colloqui, divenni istruttore. Bastò? Si, ero un apprezzato istruttore che promuoveva iniziative in tutta Italia. Mi bastò per la capacità di insegnare tecniche, ma non era sufficiente per sentirmi completo.

Quando cominciai la psicoterapia organismica, il caposcuola Dott. Malcolm Brown, mi disse ‘ci vorranno 4 anni di formazione’. Poi mi disse che ce ne volevano otto per essere professionisti sensibili. E alla fine del percorso, che ce ne volevano venti per essere professionisti completi.

Oggi, dopo una onorata carriera di 40 anni mi dico che non è finita e l’apprendimento continua. Ogni giorno ci sono passi da compiere: leggere, scrivere, incontrare persone, condurre seminari, progettare iniziative, preparare persone ad essere migliori.

Mi sento ancora all’inizio come tanti allievi. All’inizio di cosa? ​Di una sete di esperienze per fare un passo dopo l’altro. E poi un altro ancora.

Esplorare la relazione e le sue dinamiche (colloquio), gli stati di trance e di rilassamento (training mentale e mindfulness), il movimento e l’energia (espressione corporea e bioenergetica), la percezione (programmazione neuro linguistica), la gestione delle stress e delle risorse personali (ristrutturazione del pensiero e meditazione), etc. etc., servono a qualcosa di speciale che ogni scuola dovrebbe trasmettere: l’apprendimento e l’esperienza puntuale di ogni pratica, strategia, modello, ma poi il trascendimento delle stesse, insieme al vivo desiderio di crescere, di sperimentare e di scoprire.

Quindi, non solo formarsi per capire cosa funziona o cosa è utile, ma cosa è vero. E vera, è la ricerca che va oltre le tecniche.

Questa è la nostra scuola e questo è il nostro atteggiamento alla formazione permanente. 

1 Commento
Alessandro Panella link
23/4/2016 02:03:28 am

Dr. Manfredini,

Veramente un bell`articolo ed informativo.
Avrei il piacere di farle qualche domanda per curiosita' personale, a titolo puramente informativo.
Travedo da quello cha ha scritto che lei sa il fatto suo, e complimenti per la sua carriera.
Sto intraprendendo di entrare nel mondo del Life Coaching, un settore che conosco pochissimo, ma ho deciso in entrarci perche' conosco bene il genero umano. O perlomeno almeno io credo cosi.
Ho avuto il piacere di aiutare molte persone senza saperlo nemmeno, perche' trovo molto semplice dire cio' che e' necessario per una persona di illuminarsi. Solo una persona non riesco ad aiutare cosi bene, me stesso. Ma questo e un altro discorso a parte. Sto sviluppando un sito e sono nel processo di capire quale target market potrebbe essere meglio per le mie capacita'.

Secondo il mio umile parere, le persone sono quasi tutte uguali nei loro bisogni e difficolta'. Varie sfaccettature dei stessi problemi. A meno che un individuo non abbia seri problemi mentali che non permettono nessun tipo di connessione celebrale sensata (ed in quel caso credo che il difetto non possa essere corretto), per gli altri le soluzioni sembrano quanto semplici. Io non curo nessuno, non faccio diagnosi, ed altro. Mi limito a conoscere una persona, capire i punti forte del carattere e della personalita', e cerco di fare delle domande che la persona possa trovare inspiranti per combattere la paura di migliorare. Secondo lei una persona come a me senza istruzione formale (la vita me ne ha imparate una o due cose pero'), puo' avere la facolta' di capire la mente di una persona e suggerire cosa puo funzionare nel migliorargli la vita? Per esempio, in un campo come l`ansia, io penso di avere la formula giusta per far realizzare a chiunque che non esiste in realta'. Lo so perche ne ero vittima io stesso per decenni ed ho trovato la maniera di sconfiggerla scoprendo poi che non c'era mai stata. Recentemente sono venuto a contatto con un paio di persone che hanno chiesto il mio aiuto in sconfiggere vari tipi di ansia, e avrei molto piacere di aiutarli ma ho dovuto rifiutare per motivi etici relazionati alla professione medica che si occupa di questi problemi. Sarebbe non etico secondo lei se io aiutassi queste persone?
Con molta umilta' gradirei aprire una discussione e ricevere il suo parere da esperto. Anche per capire se in verita' sono davvero a conoscenza della mente umana come penso. Amo mettermi in discussione e sapere di che pasta sono fatto!

Cordiali Saluti

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